CASA EDITRICE
Marco Saya Edizioni è una neo casa editrice costituita nel 2012 che si occupa prevalentemente di poesia contemporanea. La linea editoriale prevede un catalogo che oltre la poesia include la narrativa, saggistica varia e contributi sulla musica jazz. Le pubblicazioni sono suddivise, al momento, in quattro collane: Poesiaoggi (dedicata alla poesia), Segni (prosa), Graffiature (saggistica), Assoli (jazz).
Oggi, a mio avviso, in Italia ci sono degli ottimi poeti. Dove nasce il problema? Normalmente sono sempre i soliti noti che pubblicano con i soliti editori nel solito scambio di figurine tralasciando tutto un mondo di altrettanti ottimi poeti che vengono spesso lasciati fuori dal mercato dello scambio delle figurine. Non si tratta dunque di incrementare il numero di player nel catalogo della Panini ma di dare voce a chi, a nostro avviso, merita di essere selezionato e pubblicato secondo alcuni parametri in parte soggettivi, legati a un proprio gusto, in parte legati all’individuazione di un’univocità e ricerca della scrittura poetica che, anche se buona o eccellente, non sia omologata come tantissima poesia del 900. Sicuramente tematiche legate all’attualità del nostro presente, l’impegno “sociale” e non la vita dei bianchi gabbiani sono un plus per essere letti e valutati anche dai collaboratori della casa editrice.Come delineato in precedenza l’attinenza o presa di coscienza critica con il tempo presente, l’urbanità amara del proprio raccontarsi che è poi il racconto di tutti noi, una sperimentazione del proprio linguaggio mai avulso dalla concretezza della realtà, l’ironia, sono tra le peculiarità degli autori pubblicati dalla casa editrice. Non vorrei che queste guidelines fossero, però, viste come un editto bulgaro. Quando ho deciso di intraprendere questa attività editoriale ho pensato a una linea editoriale che, e sarà il tempo a deciderlo, avesse una propria coerenza di scelta all’origine. La casa editrice deve indicare, giusto o sbagliato che sia, un percorso preciso al lettore il quale nel tempo a venire, quando prenderà in mano un libro del catalogo saprà di “che morte deve perire”. Non si possono mischiare, come spesso accade nei cataloghi proposti dalle varie case editrici, gli “amori della peppa” che non interessano a nessuno anche se in “bello stile” con i voli pindarici di gabbiani sempre più neri e sempre meno bianchi con la poesia “pacifista” tanto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, una politica, questa, demenziale, come andare all’Esselunga con il carrello della spesa e prendere ciò che capita, quasi a caso. Vorrei concludere con il riassumere come sia importante per una piccola casa editrice che si affacci, oggi, sul mercato, la proposizione del proprio catalogo. Quando si parla di poesia contemporanea mi riferisco sia a una scrittura/percorso di ricerca sia ad un linguaggio che rispecchi e si compenetri con il nostro tempo/presente. È vero che la poesia è un mercato di nicchia ma è anche vero che lettura di “nicchia” è spesso la solita lettura dei soliti lettori che si scambiano le figurine/libro tra i soliti autori. Si tratta, appunto, di ribaltare questa visione con nuovi stimoli di lettura che siano fuori dai cori e non intonati con essi. È evidente che sarà, poi, il tempo a decretare se la scelta degli autori sarà stata efficace per far cambiare un giudizio spesso aprioristico e omologato sul presente della poesia contemporanea in Italia. ( Marco Saya )
http://www.marcosayaedizioni.com
https://www.facebook.com/marco.sayaeditore
Ma tu guarda . . io cerco proprio un editore !
Parliamone!
In un mercato indegno della parola, “poesiaoggi” appare come un’isola, un attracco sicuro. Conosco molti, giovani per lo più,(e ce ne sono che scrivono ottima poesia) che hanno “depredato” le casse genitoriali per approdare alla “pubblicazione”senza rendersi conto che si mettevano in mano non a editori, ma a vili stampatori in attesa di prede da spolpare. Ma dove è finito quel chiaro rapporto fra autore e editorein cui si definivano le parti? In poche parole: ” Sì, il lavoro mi piace e lo promuovo” Ecco, secondo me, la chiave di un sano rapporto fra autore e editore è la promozione che quest’ultimo può fare. Letture, incontri, presentazioni credo siano più necessarie ed importanti per entrambe le parti, più che un arido contratto economico basato sulla quantità di volumi prenotati. Grazie dell’ascolto!
Condivido al cento per cento il contenuto dello scritto.
Eppure… non è possibile, nessuno vuole più pubblicare poesie!
Scherzi…?, ci sono almeno 10 piccole/medie case editrici serie che la pubblicano. gli editori di poesia, poi, sono a centinaia. li conosco quasi tutti. 😉
quanti di queste centinaia sono davvero editori, cioè leggono il dattiloscritto, magari lo sottopongono a qualcuno e lo scelgono perché ci credono? quanti creano un libro e lo promuovono (e sul concetto di promozione bisognerebbe soffermarsi, ma non c’è spazio)? quanti invece sono semplici intermediari tra l’autore e la tipografia e si limitano semplicemente a mettere il codice ISBN? Ovviamente tutto a spese dell’autore che non dico non guadagna mai, dico che non finisce mai con un pareggio di bilancio 🙂
Certo, tematiche le tue che conosco benissimo e che discuto con gli addetti da moltisissimi anni. Dovremmo aprire un capitolo a parte per il mercato della poesia dove anche il poeta più blasonato, anche se pubblicato da Einaudi, vende pochissime copie. Il punto cruciale per ciascun editore, oggi, è quello di raggiungere il lettore/lettore e non il lettore/autore. ho qualche idea in testa e ci proverò ad attuarla, vediamo… 🙂
Sarebbe bello anche solo avere un parere su quello che scrivo! Ma nn so come fare…e la paura di “inciampare ” in persone “poco serie ” è tanta!!
mi potresti dare un elenco delle case editrici dell’argomento poesia, organizzo una manifetazione a Pesaro per il prosimo 20/26 luglio al quale vorrei invitarle…Grazie. Giuseppe Fazi
ma quali sono…??
Sono gratuite?
eppure quando mi trovo coinvolto in qualche reading, chi partecipa acquista, ma anche raccolgo molte lamentele, per esempio: “in libreria non c’è e il libraio mi dice che ci sono tempi lunghissimi per farlo arrivare”; di contro il mercato in rete è più facile per chi è già noto … sono curioso di conoscere le tue idee. In bocca al lupo
nelle librerie stanno sparendo gli scaffali di poesia, anzi molti librai mi dicono che di poesia non ne vogliono proprio sentir parlare ( poche le eccezioni ), le strade da seguire sono ben altre! 😉
pienamente d’accordo!
ciao
Magari potrebbe darsi che gli editori cominciassero a fidarsi più del loro sentire, che del mercato…
anche perchè il mercato non tira più. 😉
Mi pare che oggi sia di ” moda ” la poesia ermetica. Il risultato? Il genere poesia va scomparendo anche perchè le persone non comprendono e non sentono la poesia. Ho l’impressione che, per esempio, Pascoli, Carducci, Foscolo e anche Leopardi siano considerati poeti superati.
Sono convinto che con la sensibilità in atto nella attuale società ” l’anima ”
soffocherà. Cordialità.
Personalmente non parlerei di mode.
L’impressione è che vi siano diverse tendenze in atto; ciò che invece mi pare preoccupante è che non vi sia una editoria davvero interessata a una divulgazione seria della poesia. Spesso l’editore è un semplice intermediario tra l’autore e la tipografia, poco o nulla si cura della diffusione.
A fianco di pochi editori (di solito piccoli o medio piccoli: penso per esempio a Mobydick di Faenza, Manni di Lecce, Ibiskos di Empoli) che curano buoni libri anche da un punto di vista tipografico, esiste una miriade di editori che di proprio non mette nulla e s’arricchisce alle spalle di esordienti, a volte anche di valore, ma che non ricevono alcuna visibilità.
Circa i grandi poeti della nostra letteratura non li direi mai superati, semplicemente si legge poco, mentre lascerei stare il concetto di poesia “ermetica”; personalmente mi ha preoccupato di più certa “avanguardia”. Oggi ci sono bei nomi, alcuni noti altri meno, alcuni abbastanza giovani, altri meno, alcuni che scrivono in lingua, altri in dialetto. Ne faccio alcuni, possono essere o meno condivisi, ma mi sembrano fior di autori con diversi stili di scrittura: Tonino Guerra, Umberto Piersanti, Fernando Bandini, Luca Rondoni, Giancarlo Pontiggia (si legga per esempio anche la bella antologia di poeti tutti nati dopo il 1970 curata da Pontiggia: Il miele del silenzio), Luca Rondoni, Anna Maria Carpi, Matteo Veronesi … e si potrebbe continuare. Il problema è come conoscerli: suggerirei la lettura di riviste, anche divulgative, rinvenibili in edicola, come “Poesia” edita da Crocetti (a proposito di editori seri, eccone un altro).
Cordialmente
edoardo
Gentilissimo Edoardo, non mi trova totalmente d’accordo con i suggerimenti di lettura, riviste che conosco molto bene, e con molti degli autori da lei citati. Mi piace Anna Maria Carpi, che conosco. Potrei citarne altri come Guido Oldani, Cristina Annino, Gabriela Fantato, Luigi Cannillo e altri ancora. Anche sulle case editrici da lei menzionate nutro delle “perplessità”, potrei citargliene altre a mio avviso decisamente migliori da un punto di vista qualitativo. Questo è il bello della poesia, non volerla omologare a tutti i costi con una “casta poetica”, mi perdoni, che ha reso la poesia “un mercatino dell’usato sicuro“.
Saluti.
PS. Il discorso richiederebbe naturalmente più tempo e spazio, ho semplificato al massimo.
Ibiskos di Empoli la metterei tra quelli che si arricchiscono alle spalle dei poveri esordienti.
ovviamente sta anche agli esordienti non cadere nella trappola. bisogna essere sempre informati ma l’ego dei troppi è disposto a vendersi per qualche verso.
Pascoli, Carducci, Leopardi e Foscolo non sono assolutamente superati. Chi li considera tali, per me non deve essere nemmeno preso in considerazione. La poesia adesso è troppo strumentalizzata, tutto è poesia, basta scrivere due righe e uno si dice poeta. Il poeta suda sui propri versi, non li comprende ma li accetta come vite a sé stanti. Il poeta non ama farsi vedere e non ama nemmeno leggere i suoi versi in pubblico. Il poeta macina i suoi pensieri e lentamente si macera con essi. Il poeta è nella sua poesia e mette colui che legge in condizione di riconoscersi in essa. Il poeta non finisce con il suo tempo.
più che parlare di poesia superata parlerei di poesia non considerata…
Sono pienamente d’accordo!
Perfettamente d’accordo con te. La poesia deve suscitare un’emozione IMMEDIATA e non da capire. Vorrei vedere gli autori ermetici se, quando guardano una donna, un dipinto, una scultura, stanno lì a decidere se piace oppure no. Profondamente addolorato per la visione distorta della poesia che questi autori hanno fatto di questa emozione autentica e vera; perché da loro viene la mancanza di interesse. La poesia è fatta per tutti, non certamente per una élite che si crede depositaria di ogni giudizio. Le emozioni, giuste o sbagliate, sono in ciascun uomo… istruito o meno che sia.
In quest’ultimo periodo leggo un gran ritorno alla “poesia in prosa”, un concetto semplificato ma che rende l’idea di una poesia che racconta non badando più a rigide strutture metriche di versificazione. la poesia cosiddetta ermetica ha letteralmente “stufato” e questo mi viene riferito da diversi critici letterari e addetti a concorsi di poesia dove lo stile ungarettiano è, oramai, inflazionato, insomma viene proposto dai più un brutale copia/incolla. Leopardi, a mio modesto avviso, rimane un pilastro e Montale, il mio autore preferito, attinse dalla lezione del grande poeta di Recanati. Sono d’accordo sul fatto che l’anima, oggi, sia soffocata ma anche nei secoli scorsi non se la passavano bene, ma i risultati, alla fine, ci furono. La questione è che pochi leggono, troppi scrivono. un pò come nella musica, molti suonano senza aver mai ascoltato. saluti.
i nomi che ho fatto erano puramente esemplificativi, ci mancherebbe … ma proprio perché lo spazio (più che il tempo, almeno per me) è limitato non si possono citare altri nomi significativi.
Sulle case editrici perplessità possono nascere sempre, ma converrà che ce ne sono troppe (la stragrande maggioranza) che nemmeno leggono i dattiloscritti, a loro basta mandare in tipografia e “intascare”. Per esempio, un editore come Lieto Colle fa una scelta dopo aver letto, con uno scambio che può essere discutibile, però ti legge e questo a mio modo di vedere è importante e non a caso libri di Lieto Colle vincono seri premi letterari.
Sullo sfondo resta però il problema: si pubblica di tutto e di più e la poesia ne fa le spese più di qualunque altro genere.
Un saluto “imbiancato” 🙂
ps: anche sui premi sarebbe interessante aprire una parentesi.
Edoardo
sui premi letterari aprirei anche una parentesi graffa, anchè perchè molti consulenti di alcune case editrici sono giurati in diversi concorsi, ogni riferimento è puramente non casuale! 😉
Mi sento intimorita ….entrare in un blog così importante e che per giunta tratta di Poesia!
Complimenti sinceri,ho letto qualcosa ma approfondiro’
Benvenuta, questo è solo un blog, come tanti altri, che tenta di dare il proprio contributo. Grazie!
Un cordiale saluto a tutti e complimenti per la discussione.
A parer mio, gli editori di poesia non possono certo aspettarsi grandi profitti dalle loro pubblicazioni, così, in generale, li apprezzo molto. Alcuni sono veramente coraggiosi, altri, purtroppo, ne fanno solo un lavoro come un altro, ma in ogni caso, non facile.
Nessuno si illude di diventare famoso o di arricchirsi scrivendo poesie, partecipando a concorsi o altro, eppure, per un autore pubblicare è importante, personalente lo considero quasi un auting, un coming out, un affidare ad altri (si spera ad un lettore che si incontrerà non importa quando) la propria visione del mondo.
Se uno ne sente il bisogno, può farlo anche pagando,perché no, l’importante è non illudersi che questo servirà ad arrivare in libreria o a farsi conoscere e, del resto, non credo si debba scrivere per questo.
Tuttavia, oggi c’è un’altra possibilità e, cioé, quella di pubblicare sul web, anzi, credo che Internet stia aiutando molto i poeti (e non), con un semplice clic i versi di tanti sono a portata di mano, possiamo leggere autori che non avremmo mai sognato di conoscere e che nessuna libreria avrebbe mai ospitato. Sulla rete condividiamo poesia come mai prima.
E questo è l’importante.
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Condivido questa analisi. Sì, la pubblicazione in rete ha aperto nuovi orizzonti per ciò che concerne la propria visibilità. Sui social network ci sono centinaia di pagine dedicate all’universo poetico. A mio parere c’è un problema che attiene alla dispersione di tutto il materiale poetico in rete. E’ difficile poter raggiungere tutti e quello che sta avvenendo è che ci si concentra su coloro che nel network militano già da diversi anni, non dimentichiamoci che i primissimi siti di scrittura sono nati circa 17 anni fa. e, infine, la critica che fa fatica a muoversi in questo oceano di parole e preferisce “sedersi” sul già conosciuto. vedremo nei prossimi anni. Grazie e Benvenuta!
la domanda a bruciapelo, nel senso che realmente brucia il pelo sulla lingua, è: quanto costa pubblicare? Le pubblicazioni ormai seguono il programma del MERCATO come se la scrittura fosse un bue che si porta in piazza e gli si guarda in bocca, si contano i denti e magari gli si pesano …i testicoli e poi gli si spara addosso attraverso un contratto cappio che prende al collo la vanità e non la sostanza di un testo. Oggi tutti pubblicano: capre e caproni, formiche e formichieri, sparvieri, pochissimi, e tante mezze tacchette che non portano né in profondità né nell’alto dell’immenso cosmo. Carta straccia insomma, per il mercato della carta riciclata, non per la lettura e la cultura. Se una casa discografica scopre una voce gli fa pagare la registrazione? Se un attore vale chiede di pagare il regista per recitare? Insomma che razza di edi-tori (mangia tori) sono quelli di oggi se non sanno affatto vagliare e scegliere e azzardare a spese loro?Chi scrive di solito ha un lavoro e non credo che chi scrive poesia pensi di mantenersi con quello!L’editore faccia il suo lavoro e non il tipografo, di quelli già ce ne sono tanti e poi non mi si parli della diffusione,oracolare!!!!, del parlare parlare parlare da mille bancarelle, se il testo è buono lo leggo oggi domani e dopo ancora, e in silenzio per meglio meditare. fernanda f.
Certo Fernanda, tutte questioni che conosco benissimo e da molti anni avendo, a mia volta, pubblicato una ventina di raccolte e altre 2 in via di pubblicazione. Non mi pongo il problema nel mio caso, come editore prevedo un’uscita mirata di 5-6 libri l’anno e non solo di poesia. questo per dirti che non ho intenzione e non mi interessa arricchirmi, valuterò la qualità secondo i miei canoni 😉
Ps. Uno scrittore è produttivo non nella misura in cui produce idee, ma nella misura in cui arricchisce l’editore che pubblica le sue opere. Karl Marx
bella citazione, appartiene pure alla mia storia…se ti arriva qualcosa di mio non spaventarti 🙂
allora aspetto qualcosa di tuo. 😉
Buongiorno Marco! Grazie per essere passato sul mio neonato blog! In questo modo ho scoperto questo piccolo paradiso dove c’è ancora chi crede che si possa vivere d’arte, di poesia, di letteratura.
A presto
Giulia
Buongiorno Giulia, il suo è un neonato blog che si caratterizza e non è poco. Sì, la letteratura va anche “ri-pristinata”, latita un pò dovunque e i media la stanno, forse, distruggendo.
Caro Marco, leggo nell’intestazione che la casa editrice si occupa anche di musica jazz. Come faccio a sapere quali pubblicazioni in questo ambito sono state realizzate o sono in cantiere? Grazie,
Leo.
Buon pomeriggio Leo, al momento non sono state realizzate alcune pubblicazioni ma sono in contatto con alcuni musicisti importanti del panorama jazzistico italiano che stanno preparando ” i loro appunti di viaggio”, chiamiamoli così, da sottopormi.
Ciao Marco e ben trovato in rete. Per me il Jazz è musica e poesia. Concordi vero? Ci incontreremo ancora in rete.
Grazie
Ornella
Ciao Ornella, dici bene, penso più in generale che le varie arti non possano viaggiare disgiunte come se fossero “delle specializzazioni a parte”, grazie!
Auguri Marco per questa tua meravigliosa avventura editoriale…la poesia è vivissima, mai come oggi abbiamo visto una grande fioritura di poesia, musica e bellezza. A presto!
Ciao Raffaela, certo più voci possono contribuire a questa fioritura, ciascuna con le proprie caratterizzazioni, grazie!
cerco un editore intelligente coraggioso, come sai scrivo poesie, ma anche fantasy se vuoi possiamo palarne…fammi sapere
va bene, se mi lasci una mail su cui posso contattarti…, la mia provvisoria in attesa del sito definitivo per la casa editrice è: marcosayaedizioni@yahoo.it, una volta stabilito il contatto ti comunico la mia mail privata. Grazie.
Sono dell’ opinione che anche dell’ ego di moltissimi, gli stessi ben presto si stuferanno. Scrivere poesia sta in realtà diventando un’ esigenza di sopravvivenza. Tanta informazione ha lo scopo, per certi versi taumaturgico, di addestrare la capacità di indirizzare il pensiero verso le tematiche che veramente dovrebbero avere priorità. E dal momento che qualunque informazione sembra arrogarsi il diritto di priorità, alla fine si tende a scrivere sempre e comunque di ciò che è alla propria portata ( l’ ego di cui sopra). Il risultato è quello di produrre poesia di cui non si è mai effettivamenbte soddisfatti ma questo fa parte del normale processo di evoluzione. Quanto alla metrica, ritengo si tratti di un semplice fatto di ignoranza, che ha come conseguenza piacevole il ritorno alla sperimentazione della stessa, con formule linguistiche naturalmente più libere.
Il poeta, una volta aveva il pubblico che dal poeta dipendeva, dice ” qualcuno”. Bisognerebbe vedere in cosa consisteva questa interdipendenza. Penso che il destino della poesia sia proprio tornare a quell’ interdipendenza.
Buona serata, Marco.
G.M
sai, una volta tutti facevano gli strimpellatori da spiaggia con le canzoni di Battisti. tutti allora strimpellavano la chitarra, non c’era ancora la rete, quei pochi che scrivevano si tenevano tutto nel cassetto. oggi c’è la rete, scrivere diventa più semplice per tutti e portarsi una chitarra in rete più complicato. ho banalizzato ma la domanda da porci è: e domani…?
Credo che la differenza sia solo apparente. E’ più facile essere notati, è più facile trovare un editore, ed è più facile partecipare ai concorsi letterari .Ma questo vuol dire anche che più facilmente si è esposti al confronto e che non tutti gli editori sono animati dall’ onesta volontà di dare un contributo serio alla letteratura. Il ritorno al cassetto dovrebbe essere una sana conseguenza, non appena si fa indigestione da esposizione alla rete. l’ aspirante autore di narrativa ha a sua disposizione una vasta possibilità di esercizio e di crescita nei vari laboratori in giro per la rete, che generalmente si compattano da soli, per una sorta di selezione naturale fra gli autori che ritrovano reciproche affinità. Per la Poesia il discorso credo sia più complesso, perchè quando si è bulimicamente affamati di lodi e onori, niente, meglio della poesia dà la possibilità di riceverne. Chi poi le faccia ha, il più delle volte, ben poca importanza.E su questo credo che molti editori avvezzi al marketing, ci marcino e parecchio. Niente da ridire, per carità, è un lavoro come un altro.Le domande: bisogna continuare a concepire la poesia come uno status, un qualcosa che appartenga soltanto a pochi, o sarebbe onesto sforzarsi per farne emergere quel valore ancora praticamente ignoto? E se domani si introducesse la poesia come semplice argomento di discussione al numero maggiore di persone, non sarebbe già un gran traguardo? Se si riuscisse a frantumare finalmente quei comodissimi luoghi comuni di discussione fra lo scegliere la metrica o il verso libero? Se si concentrasse l’ attenzione sul fatto che la poesia è una forma pensiero, che è un’ esigenza di sintesi e di chiarezza, anche quando essa è ermetica? se si discutesse del fatto che essa andrebbe concepita come i pitagorici concepivano la geometria, cioè in un modo che ovviamente non viene insegnato in nessuna scuola che non sia ( forse) quella d’ elite? E domani? Penso che domani sarà naturale, che il poeta o lo scrittore sentirà l’ esigenza di domandarsi spietatamente se la sua scrittura servirà mai a qualcuno.
Hai posto diverse questioni, tutte interessanti. ci devo riflettere. Più in generale penso che la scrittura si dovrebbe prendere una bella pausa di riflessione, gli autori dovrebbero incrociare le braccia, un po’ come gli elettori che forse dovrebbero astenersi dal voto… Non possiamo più permetterci di farci distrarre.
C’ è sempre un punto di arrivo. L’ importante è non farsi distrarre, come dici giustamente. E cercare il sentiero che porta a quel punto di arrivo,che si trova per l’ appunto nella giungla della distrazione imposta. Eppure quel sentiero, esiste.Ma per trovarlo, bisogna avere il coraggio di tornare a chiudersi nel cassetto con tutti i propri scritti, con fiducia e senza il timore di non poterlo più riaprire. Perchè credo sia questo, l’ unico motivo per cui tutti scrivono senza mai mettersi veramente in discussione. La scrittura è una guerra. Così è il mio modo personale di vederla.
G.M
Dunque, personalmente credo che la poesia non dovrebbe mai essere geometria bensì pura espressione dei sentimenti. Tendo a usare la rima quando scrivo versi, perché mi sono ormai abituato a farlo e la cosa mi viene quasi spontanea. Trovo poi che, specialmente nelle traduzioni poetiche di raccolte straniere in rima, la rima e la metrica dovrebbero essere quelle delle versioni originali, perché tradurre Baudelaire, Rimbaud, Shakespeare ecc, ecc non rima come purtroppo tanti editori grandi e piccoli hanno sempre fatto in passato sia un crimine contro la poesia stessa. Se invece le poesie da tradurre sono in versi sciolti, allora ben venga la solita traduzione in versi sciolti. Questo è ciò che penso.
anche le traduzioni in versi sciolti lasciano spesso ” a desiderare” per non dire che sono delle pessime traduzioni. 😉
mi inserisco nel segno del promemoria Marco… mi riservo di trovare il tempo di leggere e commentare… A presto.
Maurizio Alberto
A presto Maurizio!
…temo la poesia come spazio inclusivo dei mie tremori carnali, e poi bivacco sulle linee scritte, sulle lettere che mi stupiscono guardandomi, sulle ancelle che traggono sospiro dalle mie trame, sui timori di non riuscire a vedere, e le gatte affacciate sulle sporgenze dei davanzali quando imbrunisce.
Temo la poesia come un’ultima meraviglia, una vampa prima dell’oscurità totale.
Molto bella, Grazie!
talmente coinvolgnte che sono presa di meraviglia.
ciao!trovo il tuo blog davvero interessante..anch’io sono d’accordo con quanti hanno commentando lamentando la mancanza in Italia di figure editoriali che credono davvero negli scrittori sui quali investono.. Io, personalmente, non ho mai raccolto gli abbozzi che scarabocchio perchè mi sento ancora stilisticamente immatura per farlo e sto ancora sperimentando, però mi è capitato di sentire di molti miei coetanei che ricevevano proposte da case editrici come la ‘aletti’ e di altri che, snobbando quelle a pagamento, si sentivano rispondere dalle grandi case (come la Einaudi) che erano troppo pieni di proposte di raccolte poetiche per valutarne delle altre o peggio che non avrebbero più investito nelle poesia emergente da altre.. Allora mi chiedo, quali sono le dritte da seguire per noi scrittori emergenti e soprattutto abbiamo davvero possibilità nello scenario italiano? Secondo poi, molti editori hanno un’idea precostituita della poesia contro cui è difficile andare.. e con tutto il rispetto per i grandi poeti del 900, che senso ha riproporre stili e immagini in cui altri hanno già eccelso ? Personalmente non ritengo meno poetica ed emozionante, seppure in maniera profondamente diversa, un’opera di Leopardi di una della beat generation.. Sono stili completamente diversi..unici in quanto tali, perchè avere idee precostituite mi chiedo…
Il secondo punto è quello a cui è più facile rispondere. sì, c’è un’idea precostituita della poesia “contemporanea” ( sono vent’anni che lo scrivo), quella poesia codificata del 900 con la quale moltissimi oggi vivono di rendita, un copia e incolla di ciò che è stato già copiato e incollato, nessuna caratterizzazione, si va sicuri nell’omologazione del già scritto prendendo brandelli di versi dai soliti ” noti”. vale anche per la critica letteraria che, tranne le debite eccezioni, non ha voglia di studiare il nuovo ( in effetti la critica che studia le novità è un ossimoro … ) Per un editore è importante non combattere queste “lobby” ma affiancarsi con una propria proposta, il tempo e i lettori, poi, decideranno se l’editore ha fatto le scelte giuste. Per quello che mi riguarda io pubblico senza chiedere compensi all’autore, lo sanno già i 14 che hanno pubblicato con me, autori a cui credo e che penso avranno nei prossimi anni il giusto riscontro per la loro univoca caratterizzazione o cifra poetica. Per i cosiddetti emergenti iniziare a pubblicare le proprie opere in siti qualificati può essere un passo in avanti, la rete offre molta visibilità e un buon passaparola quando ci si imbatte in cose buone. tieni conto che ci sono molti editor o agenti letterari anche di grosse case editrici che spulciano in rete e se trovano qualcosa di interessante si mettono in contatto, conosco moltissimi autori ” scoperti” e poi pubblicati. certo la selezione è molto forte, tanta gente scrive e bisogna scremare tutta quella parte che usa la poesia più come uno sfogo personale che come una ricerca del proprio linguaggio poetico, bisogna anche leggere molto. un po’ come nella musica, tutti sono capaci di strimpellare o mare nero o mare nero di Battisti ma se si tratta di suonare un pezzo di Davis allora sono guai … bisogna studiare la metrica musicale e l’improvvisazione modale, ad esempio. 😉
Premettendo che un conto è strimpellare o mare nero o mare nero di battisti..un conto è riuscire a trasmettere la stessa emozione (seppure battisti non aveva una voce così precisa).. rimane che secondo me non c’è alcun talento ne atto creativo nel saper ripercorrere un pezzo di davis o dei pink floyd così come uno battisti.. Infatti per me non hanno ragione d’esistere le cover band perchè non contribuiscono in alcun modo allo scenario artistico..sono praticamente come falsari che vivono grazie a qualcuno già esistito.. Quindi in buona sostanza, in qualsiasi arte preferisco una mano meno precisa che riesca a inventare qualcosa di nuovo e che sia geniale nell’atto creativo, ad una precisa e virtuosa che non sappia però proporre nulla.. L’arte dovrebbe essere un continuo divenire, un fluire e rifluire di immagini in continua evoluzione.. Anch’io sono convinta che ci sono molti scrittori e pochi lettori, ma le posso assicurare che quando mi muovo nelle librerie e nei mercatini, difficilmente trovo della vera innovazione.. L’arte è sperimentazione, bisogna studiare è vero, ma lo studio deve servire come tappeto su cui adagiare nuovi registri.. Ad oggi trovo molti più scrittori interessanti spulciando fra i blog di wordpress che nelle librerie.. Poi mi chiedo.. perchè classificare in generi così ristretti cosa è poesia e cosa non lo è?.. prima delle avanguardie non esistevano artisti che esprimessero l’arte attraverso linguaggi del tutto ignoti.. e dov’è scritto, che sperimentando, qualcuno non potrebbe arrivare ad un nuovo genere letterario?! Sarei comunque molto interessata a leggere i 14 autori che lei sostiene e, se ritengo, sostenerli. Sono così pochi gli editori che credono nei propri autori e per questo, le faccio i complimenti. Dove posso trovare dei riferimenti per leggere i libri che lei sostiene?
ripercorrere un pezzo di Davis è invece, a mio avviso, fondamentale, molto di più dei Pink Floyd citati. Fondamentale perchè il jazz è per sua definizione un atto creativo. L’improvvisazione sul modale di un pezzo come so what o i 4 movimenti di a love supreme di Coltrane non ha confini, brani che possono essere reinventati milioni di volte, comunque il discorso richiederebbe ore e ore di scrittura, un piccolo compendio, insomma. Per gli autori che io sostengo puoi visitare il catalogo, sul blog c’è il link di riferimento. C’è una collana contemporanea poesiaoggi ( che comprende 12 autori + 4 in uscita a settembre ) ,una collana di poesia ” classica” ( un autore ) e una collana di saggistica ( un autore )
I compendi mi interessano molto!!!comunque grazie alle piccole tracce che mi ha lasciato su davis e coltrane, ho compreso di cosa parla. Io non conosco il mondo del jazz e direi che l’idea che molta gente ne ha, me compresa, è profondamente diversa. Adesso avrò nuove cose da ricercare e sperimentare. Credo di essermi inalberata per il riferimento a Battisti, convengo con lei che per o mare nero o mare nero non ci vuole molto.. ma il vero Battisti non è quello di Mogol ma quello del cd Anima Latina(per me), dove c’è un Battisti diversissimo da quello che abitualmente si ascolta anche ad un falò in spiaggia.. Però sicuramente l’improvvisazione modale del jazz a cui lei si riferisce; essendo musicista; è quella che meglio si adatta alla sperimentazione che molto spesso non c’è in poesia.. Non so per quale ragione, ho sempre associato la poesia alla pittura. Per me, la poesia era la rappresentazione muta di un emozione, quella stessa che avevo difficoltà a esternare e che trovava via d’uscita solo attraverso i colori e la penna. Visto che lei è un editore-musicista, quali sono le linee giuda da seguire per la poesia a suo avviso?Il resto è sperimentazione come nel jazz ma credo che definire le linee giuda da seguire nella poesia contemporanea è molto difficile.. Ecco perchè chiedo un suo parere, mi piacciono le contaminazioni culturali!!!! Ho visitato il catalogo e mi interessa il libro di una ragazza molto giovane, però oltre le note biografiche degli autori non riesco a leggere altro..
Qui ci sono alcune riflessioni sulla mia idea di poesia legate alla casa editrice:
http://www.lestroverso.it/?p=2563
http://www.gliamantideilibri.it/archives/category/marco-saya-edizioni
Il blog è stato ridisegnato, ora c’è l’essenziale. a breve ci sarà una sezione ebook dove potrà trovare estratti poetici dei vari autori, anche se poi in rete trova tanto materiale loro. 🙂
Innanzi tutto il mio saluto e i miei più sinceri auguri per il suo progetto. Mi ha colpito molto leggere la sua opinione, ancor di più perché di un editore. Il fatto stesso che abbia definito lei le linee che segue nella scelta dei testi che poi pubblica, è rarissimo. Purtroppo girando i vari siti degli editori, alla solita sezione “invio manoscritti” c’è scritto: “per farvi un’idea della nostra linea editoriale, sfogliate il catalogo” come se leggere un titolo ed una breve sinossi permetta di carpire chissà ché. Personalmente vorrei comprarli i libri di un catalogo, non vorrei soltanto vederlo per un mero fine contingente, cioè quello di dover inviare il manoscritto.
Condivido a pieno il contenuto di quello che ha scritto, sono convinto che sempre più spesso non si dia importanza al gesto creativo puro, e questo naturalmente va ad impoverire brutalmente l’arte e la cultura ma anche la coscienza. Questo purtroppo non vale solo nella poesia, quanto anche nella musica. Spesso tutto diventa accademico, e quello che non è accademico viene emarginato.
Poi bisogna fare i conti con una brutta bestia, il mercato, ma lo cito soltanto, perché mi infastidisce e bisognerà prima o poi iniziare ad ignorarlo.
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Un punto sul quale rifletto spesso, come autore mai pubblicato, è la partecipazione ai concorsi. Non ritengo che sia la strada giusta per la poesia di domani, forse lo è per quella di ieri. Io stesso nell’organizzare un reading di poesie durante la notte bianca all’università di Bari, mi sono vivacemente opposto all’effettuare una selezione. L’esperimento è riuscito, perché quelle che io chiamo “poesie sole, cuore e amore” non hanno avuto seguito, una selezione fisiologica, più che naturale. Certo non è un principio che può essere applicato ad una casa editrice.
La rete d’altra parte è piena di contenuti validi, ma è anche molto dispersiva. Naturalmente i mezzi usati fanno la differenza. Inoltre ritengo si perda la cognizione fisica dell’arte. Un pò come ascoltare Elvin Jones (sono un batterista o presunto tale, mi permetta di citare un altro grande jazzista) da un cd e vederlo suonare a pochi metri di distanza (purtroppo resterà solo un sogno).
Sono convinto che bisogna inventare mezzi nuovi, è forse questa la sfida che deve affrontare l’avanguardia artistica, penso che sempre più, questo diventa parte integrante della stessa opera.
Non me ne voglia per la lunghezza del commento.
Se lei è d’accordo, sarei felice di sottoporre alla sua attenzione una raccolta di mie poesie inedite (a parte alcune che sono pubblicate sul mio blog). Questa raccolta parte da una precisa intenzione di creare il mio laboratorio di sperimentazione. Sarei molto felice di poter avere un confronto critico, e chissà se fosse di suo interesse, perché non avviare una collaborazione.
Maurizio
Buonasera Maurizio, durante il we le rispondo con calma anche perchè ha toccato molti punti articolati che peraltro condivido e che interagiscono anche con i commenti precedenti di ruggine tra le dita.
Un saluto
Marco
“Purtroppo girando i vari siti degli editori, alla solita sezione “invio manoscritti” c’è scritto: “per farvi un’idea della nostra linea editoriale, sfogliate il catalogo”. Sì, è una cosa assurda. Io, ad esempio, sto partecipando ad alcune fiere dell’editoria, perchè dico questo? Chi passa dallo stand, se ha tempo e voglia, si sofferma sui libri del catalogo, li apre, li sfoglia e se di suo gradimento li acquista. ecco, il mercato, poi, bisogna anche crearselo e non, come fanno molti editori, vivere sul solito scambio di figurine dei soliti autori, così facendo uccidono la poesia.Io seguo la mia strada, c’è spazio per tutti, il mio obiettivo è quello di raggiungere il lettore-lettore, cosa che già mi sta riuscendo, e non solo il lettore-autore. Certo, sono interessato alla sua raccolta di inediti, me li può spedire a redazione@marcosayaedizioni.com non prima di ottobre. Essendo la mia una casa editrice che non chiede contributi all’autore provi a immaginare le centinaia di manoscritti che mi arrivano anche se il 90% del materiale non rispecchia la linea editoriale e possono, comunque, sempre rivolgersi a quegli editori che pubblicano quel tipo di poesia. Saluti Marco
Sono convinto che la partecipazione alle fiere sia un ottima cosa. A proposito di questo, avete in programma di partecipare a qualche fiera in Puglia? In tal caso sarei felice di poter visitare il vostro stand. In passato sono stato alla fiera del libro di Torino e si crea un ambiente molto bello e stimolante.
Per quanto riguarda il manoscritto non dimenticherò di inviarlo ad ottobre, capisco bene quanto materiale avrete da visionare. Ad ogni modo sono molto più interessato al confronto e ad eventuali consigli, per cui sempre se ne ha voglia e tempo mi farebbe piacere anche un confronto su quanto pubblicato sul mio blog. Nel frattempo sto seguendo il vostro di blog ed ho visto quanto stia crescendo in contenuti e quanto sia stimolante.
Saluti Maurizio
Il mio nome d’arte è Aliena. Sono pittrice e poetessa, in uno dei miei mondi; in un altro, ho nome e cognome e sono nel settore immobiliare; in un altro ancora sono docente di lingue; e non finisce qua.
Russa di nazionalità, una decina d’anni fa mi sono innamorata di Milano e Milano ha ricambiato, da lì è diventata Casa Mia.
Scrivo in russo, in italiano, in inglese e in francese, in base a dove mi trovo, chi incontro, in che lingua penso.
Ho letto questo articolo e devo dire che condivido le riflessioni sulla poesia moderna e quella del 900. Secondo me, qualunque forma abbia, classica o no, deve avere senso oggi, trasmettere qualcosa di forte che fa commuovere, coinvolgere, pensare, agire, oggi.
Vorrei sottoporre alla Vostra attenzione alcuni miei testi, di forma classica e no, di contenuto vivo e per niente superficiale perché frutto di esperienze e sensazioni vere, vissute e da vivere; non mi metto a tavolino con un bel blocco e una bella penna dicendomi “mo, ora scrivo qualcosa”; è come se i testi mi cadessero sulla testa, già pronti da mettere giù.
Vi invio quest’opera, non proprio classica e all’apparenza semplice, dedicata, inizialmente, a me stessa, per farmi coraggio di affrontare le solite numerose difficoltà e responsabilità, che in tempi di crisi aumentano in maniera esponenziale; per poi accorgermi che i miei cari, amici, persone che stimo, ma anche persone che non conosco e lontane dall’arte, leggendola, si sono commosse veramente, hanno ricreduto nelle proprie forze e, col sorriso, hanno affrontato e risolto diversi problemi.
Sarebbero soltanto parole, ma vengono dal cuore e dalla mente di una persona che conosce i sacrifici e sa insegnare ad altri a superare le difficoltà, in maniera indiretta e per niente invadente.
Fatto il giro di Facebook e inoltrata numerose volte via email, penso che merita pubblicazione un po’ più ufficiale; ma lascio a Voi il giudizio.
Tra vari sonetti sull’amore ho scelto proprio quest’opera, perché l’amore non è tutto, anzi lo è, ma non un amore per una persona, piuttosto voler bene e riuscire a trasmettere la positività a chiunque ne abbia bisogno.
Vi ringrazio dell’attenzione.
Hai visto tante cose accadere,
E non hai mai rimpianto l’accaduto.
Volando, sii pronto a cadere,
Vincendo, ad avere già perduto.
Se cadi abbi forza di alzarti;
Se perdi abbi fede in te stesso.
Ancora, più che mai, dovrai sforzarti;
Ancora, ti diranno che sei fesso.
La vita, non la mettere da parte;
La vita non è nulla di cattivo.
E sii un artista perché l’arte
È viverla davvero e dal vivo.
Volando, sii pronto a cadere,
Vincendo, ad avere già perduto……..e riparti…..bel pezzo bel blog…
Grazie.
I sogni non s’avverano d’ufficio;
Intanto devi pur saper sognare,
Creare, e volerti impegnare,
Poter sacrificarti. Sacrificio
È chiave al successo; non un’esca.
Se meriti, avrai il tuo mazzo
Di chiavi. Per averlo, sii pazzo
Nel crederci. E poi, che tu riesca
O meno, ti potrai gurdar indietro,
Accorgerti, che ora sei più saggio,
Sicuro, senza ombre di rimorso.
Non sembra più blindata, è in vetro
La porta di cui eri un ostaggio.
E vai, nel tuo nobile percorso.
Caspita, tu fai sul serio, perdonami se prima mi sono rivolta a te con toni un po’ troppo colloquiali… sono solo una ragazzina!
no problem!, qualche mio autore/autrice ha la tua età.
Ho provato a scrivere qualche poesia, ma non ne è uscito nulla di serio. Ho anche scritto una filastrocca in ottonari una volta ma non era certo degna di essere pubblicata
Salve, ho scritto qualche poesia e sarei molto interessata a poterle pubblicare ma è difficile trovare editori disposti visti anche i costi che, come giovane laureanda senza lavoro, al momento, sono abbastanza elevati
Buon pomeriggio, la nostra casa editrice non richiede alcun contributo all’autore ma proprio per questo motivo siamo subissati da centinaia di manoscritti ( oltre 400 ) per un catalogo che prevede max 8-10 libri all’anno di poesia. I manoscritti vengono esaminati da un comitato di lettura secondo le linee guida della casa editrice. Per tutto il 2014 e per metà 2015 non prevediamo di prendere in esame ulteriori manoscritti. Saluti e grazie.
Complimenti per il Suo blog e felicissima di sapere che c’è ancora chi tiene alla poesia, editorialmente parlando, coi temi che corrono è merce rara. Interessante anche la commistione fra letteratura e jazz (che mi ricorda tanto Cortázar). Tornerò a leggervi!
Grazie per l’attenzione!
Salve, starei cercando un editore per delle poesie….
Buon pomeriggio Enrica, a tutti stiamo dando la stessa risposta, ovvero di non inviare manoscritti sino a settembre 2015, grazie. Sono quasi 800 i manoscritti in redazione e il comitato di lettura ha i propri tempi, temo che scivoleremo nel 2016.
Salve, sono Cristian Del Prete scrittore di poesia contemporanea ” realismo sporco” .
sto cercando una casa editrice che mi permette di essere letto valutando una possibile pubblicazione.
attendo un Vostro riscontro.
Del Prete Cristian
Io scrivo pensieri dolci ma non so se sono da pubblicare e condividere! Posso avere una risposta, un parere e poi consigli per come fare? Grazie claudia
Settembre 2015 è vicino, vorrei sapere per favore indicativamente quante poesie sottoporre per una presentazione adeguata, grazie.
La casa editrice riapre a Settembre.
Grazie, buone vacanze.
Inizio a seguirvi con interesse. Ho pubblicato alcune sillogi poetiche. Ora incontro il vostro mondo. Un saluto. Marisa Cossu
Salva, sono venuto a conoscenza solo ora di questo blog e della vostra casa editrice. Mi chiedevo se è possibile sottoporvi un mio manoscritto, ho visto che non si poteva fino a settembre 2015.
Buongiorno, certo lo può inviare. Tenga presente, però, della linea editoriale e degli autori già pubblicati tanto per farsi un’idea, grazie.
Già ho avuto modo di leggere alcune delle vostre pubblicazioni. E spesso i vostri suoni e le vostre espressioni mi hanno ricordato le musiche del Cool Jazz e della letteratura americana degli anni ’50. Per questo motivo sono stato molto felice di aver scoperto la vostra realtà editoriale perchè credo che le mie poesie rispecchino molto i movimenti di quel tempo. Spero di non sbagliare nella mia analisi. Ad ogni modo vi faccio i miei più sinceri complimenti per il lavoro che state svolgendo. A presto.
E’ una meraviglia tornare sul web dopo anni e trovarti editore!!! ma che bello! un abbraccio
Sì, una bella esperienza e un bel lavoro! 🙂 Grazie!
Andrò a curiosare poesia e jazz che meraviglia!!
Buonasera. Scrivo poesie contemporanee principalmente ispirate da fotografie che ritraggono frammenti di vita popolare del passato, oppure da esperienze vissute o raccontate da pazienti che incontro tutti i giorni per lavoro (sono infermiera ).Certo,in genere mi confidano i loro dolori e i loro trascorsi…ma ritengo che le persone amano ritrovarsi nel “mal comune mezzo gaudio”.Scrivo maggiormente in rima…e comunque gli argomenti sono attuali o al massimo memorie di gioventù.
Mi piacerebbe porti in visione alcuni dei miei lavori in versi che ho prodotto,per avere un tuo parere .Ho partecipato ad un concorso di una casa editrice nota ,e sono stata contattata per entrare a far parte di una loro collana editoriale poetica.Ti sarei grata se mi dessi i contatti per poterti raggiungere. Grazie
Buona sera. Quest’anno mi è capitato di scrivere alcune poesie che ritengo abbastanza degne di essere pubblicate. Ho trovato questo blog cercando case editrici non a pagamento che si dedichino alla poesia e sono rimasta positivamente colpita dalla presentazione della casa editrice. Per quanto riguarda le poesie, si tratta di versi liberi, ispirati a sentimenti di affetto, a mio avviso non banali né stucchevoli, con uno stile asciutto e suggerite da un rapporto intimo con la natura. Ho lavorato in una casa editrice e so che non è semplice esprimere un giudizio su un testo personale. Sarebbe ancora possibile inviare le proprie poesie? Grazie in anticipo. Anna
Buongiorno, le suggerisco di inviare le sue poesie non prima di giugno 2019, grazie.
Credo che la poesia rappresenti uno dei linguaggi artistici che maggiormente accoglie la profondità del sentire. La sensibilità che coglie le dinamiche del divenire personale o sociale, con aspetti anche profetici. La “musica”delle parole che muove, trasmette oltre le parole.