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ANNI DESOLATI
Sono anni desolati i tempi dei poeti
fermati a fissare rive addormentate
richiamo delle onde del prossimo
amore, acque partorite
sulla fronte che asciuga queste
tre giornate di vento e di frescura.
Sono anni e notti di jazz viandante
(ignari di tutto come appena nati)
solitarie origini che fanno pensare
alle isole, ai promontori. Aspettano
la luce magnifica e il fiore vibrato
messo nel taschino, da solo, cieco.
Cresce così il canto e la lacrima
quando all’inizio abbiamo il dubbio
gentile burrasca del ‘qui c’è il rigo’
accanto alla tromba si parla, si frana.
MILES DAVIS: « Vedete, io ho vissuto per molto tempo nell’oscurità perché
mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di
aggiungerci qualcosa di mio… Credo che sia stato con Miles Davis, nel 1955, che
ho cominciato a rendermi conto che avrei potuto fare qualcosa di più. » (John
Coltrane). Nato ad Alton, Santa Monica il 26 maggio 1926 vi morì il 28 settembre
1991. È stato un compositore e trombettista statunitense molto innovativo e
originale. La sua musica è stata geniale grazie alla varietà espressiva con cui ha
dato inizio a un vero e proprio stile musicale che gli ha permesso di essere considerato una figura chiave del jazz e della musica popolare del XX secolo in generale.
Le sue sonorità sono inconfondibilmente languide e melodiche.
Tratta dall’ultima raccolta Il suono per obbedienza di Rita Pacilio
non mi interessa se sei giovane o vecchio,
se appartieni al 60 al 70 o all’ 80,
non sei un vino di denominazione
di origine controllata e ancor meno garantita,
non sei un lager di appartenenza
in un barattolo di parole
con la data di scadenza.
fuggi dai pregiudizi del poeta,
segui l’inchiostro della strada,
non importa se asfaltata
o accidentata.
non c’è solo la striscia bianca,
non c’è solo il rosso e il verde,
puoi immaginare tutti i pastelli
dell’arcobaleno.
infilati un paio di scarpe
comode per girare,
non importa se sono griffate.
non aver paura di sporcare le suole,
non aver paura di girare l’angolo,
non aver paura di alzare lo sguardo.
non seguire la direzione della cartina,
non ti fermare davanti agli swarowski
di gentil aspetto,
gusta, viandante, il take away
di un estraneo,
nuota controcorrente come i salmoni,
chissà che le parole deposte
non siano migliori
di quel carattere verdana 12,
un tipo volgare che ti aspetta a casa
attento al palinsesto di quattro ballerine
che aprono e chiudono il sipario
di un testo formattato con le forme
di turgidi seni.
Tratta dalla raccolta Chiacchiericcio – 2012