poesiaoggi

POETICHE VARIE, RIFLESSIONI ED EVENTUALI …

Mese: ottobre, 2013

corteccia

dopo è sempre facile dire:
Ma io l’avevo detto
prima si riteneva
che le convinzioni
altrui fossero più verdi
mentre l’erba marciva
per via del continuo licenziamento
di giardinieri che non irrigavano
più la limbica corteccia
e quella quercia monoica
si racchiudeva nell’unico
e certo sapere

corteccia

incertezza

quando la luna è di traverso
come uno spicchio rovesciato
che pare precipitare storto
si prende a caso un puntino
imprecisato del mappamondo
nel prossimo giro la certezza
dell’eclisse sfuma tra l’acqua
e la poca terra.

spicchio

3 POESIE DI ANTONIO BUX DA “TRILOGIA DELLO ZERO”- TRADUZIONI A CURA DI JORGE AULICINO

DISGRAFIE - blog di poesia a cura di Antonio Bux

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***

a Vincenzo

 
La apertura verbal
es como un ala,

vira lentamente
en su borde,

se curva en el hablar
en el límite del sentido;

pero como un ala
necesita la voz

el espesor de aire
de la otra medida,

el equilibrado planear
de la expresión oral:

porque la palabra no dura
más que un respiro vocal.

 
***

a Vincenzo

 
L’apertura verbale
è come un’ala,

vira lentamente
la sua sponda,

si curva nel parlare
al limite del senso;

ma come un’ala
necessita la voce

lo spessore d’aria
dell’altra misura,

l’equilibrato planare
nell’espressione orale:

ché la parola non dura
più di un respiro vocale.

 

 

***

ad Andrea

 
No se busca la oscuridad al escribir,
porque el autor no existe ni su intento

pero el éxito es distinto a una luz que eclosiona
de cualquier cosa que nos visita deformado

el sublime…

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Mattanza dell’incanto: un viaggio nel mondo poetico di Nicola Vacca

Al Faro: Letteratura&Dintorni

382196_428512970567460_2015714318_nMattanza dell’incanto è il viaggio poetico di Nicola Vacca (Marco Saya Edizioni). La sua è una poesia di denuncia, di risveglio: “un terribile nichilismo ha aggredito tutto. Di fronte a questo terrore silenzioso le coscienze non si sollevano. Ci si entusiasma soltanto per l’effimero. Nessuno si ferma a riflettere sul dramma di questa esistenza precaria nella quale siamo precipitati. Cosa deve accadere per capire che abbiamo toccato il fondo?”

Quel baratro oscuro e corrotto che ogni uomo trova nel varco tra se e la sua esistenza; la voglia tuttavia di sperare, di amare: “Interrogate il sangue/ che scorre nelle vene./ chiedete conto al sogno/ di tutto quello che vi accade nella vita.” sono impulsi al ritrovo di se stessi, a lasciare una impronta tuttavia per l’umanità. Erede del sogno novecentesco, Vacca è diviso tra la passione del passato poetico e la realtà “liquida”. Nella stessa prefazione scrive

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È ridicolo credere

È ridicolo credere
che gli uomini di domani
possano essere uomini,
ridicolo pensare
che la scimmia sperasse
di camminare un giorno
su due zampe

è ridicolo
ipotecare il tempo
e lo è altrettanto
immaginare un tempo
suddiviso in più tempi

e più che mai
supporre che qualcosa
esista
fuori dall’esistibile,
il solo che si guarda
dall’esistere.

Eugenio Montale

montale

Gli anni quaranta – Luciano Erba

Sembrava tutto possibile
lasciarsi dietro le curve
con un supremo colpo di freno
galoppare in piedi sulla sella
altre superbe cose
più nobili prospere cose
apparivano all’altezza degli occhi.
Ora gli anni volgono veloci
per cieli senza presagi
ti svegli da azzurre trapunte
in una stanza di mobili a specchiera
studi le coincidenze dei treni
passi una soglia fiorita di salvia rossa
leggi “Salve” sullo zerbino
poi esci in maniche di camicia
ad agitare l’insalata nel tovagliolo.
La linea della vita
deriva tace s’impunta
scavalca sfila
tra i pallidi monti degli dei.

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i capi ufficio della poesia

c’erano una volta i capi ufficio della “poesia”. il loro inutile lavoro consisteva nel chiedere ai loro segretari di fiducia di fotocopiare le miserie letterarie di cui erano i responsabili, di fungere, poi, da ufficio stampa per diffonderle via mail. i capi ufficio della “poesia” lisciavano i loro dirigenti sperando un giorno di poter prendere il loro posto. i segretari “poeti” confidavano, invece, di avere un piccolo posticino in galleria quando le prime file erano già state svendute alla mafia dei soliti ig-noti. segretari, capi ufficio e dirigenti facevano parte di tante multinazionali che da un momento all’altro fallivano e, allora, i vertici aziendali licenziavano tutti  compensandoli, a seconda del loro ruolo e grado, con un adeguato indennizzo per le “prestazioni professionali svolte”.  i capi ufficio della “poesia” ora non sapevano più dove andare ad elemosinare, nessuno più li richiedeva perché i dirigenti si erano arricchiti con una cospicua buona uscita e avrebbero vissuto autonomamente e comodamente con un ricco vitalizio. i segretari, al contrario, invecchiarono con il sogno di poter nuovamente fotocopiare qualche scarabocchio scopiazzato da quegli inutili parassiti adulatori. tutti, un giorno, morirono e con loro ci liberammo di tutte quelle burocratiche miserie poetiche che ci avevano lasciato abbandonate in polverosi faldoni negli oramai vuoti e asettici uffici.

capo ufficio

La CIA ci spia … , erano gli anni 70, dov’è la novità?

Reflections (1)

Reflections (2) – Milano